I centri commerciali, o mall come li definiscono gli americani, sono delle grandi capsule del tempo all’interno delle quali il visitatore deve perdere contatto con la realtà esterna ed essere così indotto a comprare e passare all’interno il maggior tempo possibile.

Sono delle strutture che si stanno moltiplicando nelle nostre città, ma che non riescono quasi mai ad integrarsi con il tessuto urbano che le circonda.

Vengono spessissimo percepite come delle “cattedrali nel deserto” a causa della loro ubicazione spesso decentrata rispetto al centro urbano, sia per necessità di molto spazio sia per intercettare l’avventore che transita al di fuori della città, ma soprattutto tale sensazione è dovuta al vuoto che li circonda, vuoto destinato agli sterminati parcheggi per le auto dei visitatori.

I parcheggi, che sono ormai una spina nel fianco per chiunque si occupi di città, assumono nel caso dei centri commerciali il ruolo di distanziatore, di fascia di rispetto, che li isola dal contesto nel quale sono inseriti e li porta ad assumere l’aspetto di “roccaforte” del consumo che prende le distanze da tutto quello che la circonda.

Ripensare i parcheggi diventa la chiave per rileggere l’esperienza del mall importato da oltre oceano e integrarlo nel contesto delle nostre città e dei nostri paesaggi.

Il Centro Commerciarle Aurelia Antica, situato alle porte di Grosseto nella zona sud sulla strada che conduce al mare, presenta tutti i caratteri illustrati sopra.

Nonostante sia inserito in una zona nella quale il verde e la campagna sono protagonisti indiscussi e valore aggiunto, a farla da padrone è il senso di isolamento e straniamento dovuto alla sterminata lastra destinata ai parcheggi che circonda su tre lati la struttura.

Ripensare i parcheggi utilizzando il sottosuolo e sfruttare lo spazio lasciato da questi per riconnettere la struttura con l’ambiente circostante permetterebbe di “restituire” questa grande area al godimento pubblico, di “pensarla” come un grande parco verde in grado di ospitare una pluralità di funzioni legate al tempo libero, agli sports, alle attività sociali e agli spettacoli.

Il lavoro sul brano di paesaggio oggetto di intervento sarebbe in relazione con il sistema del verde, con quello insediativo adiacente e con quello del paesaggio circostante.

Il progetto non si propone come un modello ma come un processo che tenta di allineare non solo le esigenze formali ma anche le necessità tipiche del recupero, interpretando tutti i componenti del paesaggio come un tutt’uno, come un sistema di elementi tra loro connessi così che tutte le strutture rappresentino un unico assetto.

LUOGO: GROSSETO (GR) ITALIA
ANNO: 2019
PROGETTO: arch Andrea Marchi + arch Cecilia Luzzetti
TIPO: PROGETTO UTOPICO